Nessuno può saperlo con certezza. E’ tuttavia possibile che, qualora s’insediasse un governo dei rivoltosi, l’ambizione sia quella di un radioso futuro di associazione con l’Unione Europea, con il gaudio di qualche governo occidentale.
Non ci è dato sapere chi e come, in quel caso, pagherà i debiti e risanerà la malandata economia del Paese. Ma non importa! In cuor nostro, possiamo facilmente immaginare che, miracolosamente, tutti i cittadini ucraini diventeranno ricchissimi, la disoccupazione scomparirà e l’orso russo sarà gloriosamente cacciato con il suo gas, il suo petrolio e le sue umilianti offerte di aiuto economico.
Anche se non c’e’ certezza del futuro, le premesse sono fantastiche.
Purtroppo, a volte, la mia comprensione delle procedure politiche si dimostra molto limitata e, pur partecipando alla gioia collettiva, come d’obbligo, mi sorgono domande cui non riesco a dare una risposta. Le riporto qui di seguito, sperando che qualcuno mi illumini e mi aiuti a meglio capire, affinché possa farne tesoro per future evenienze.
Domanda n. 1: Negli ormai lontani anni di scuola, un mio vecchio professore mi spiegò che “democrazia” significa governo del popolo che si realizza attraverso elezioni dall’esito delle quali una maggioranza assume la guida del Paese mentre la minoranza può fare pubblica opposizione dentro il Parlamento. Quel professore, certamente legato a schemi vecchi e superati, aggiungeva che il bene della democrazia, rispetto ad altre forme di governo, stava nel fatto che, tramite la libera manifestazione del voto e delle idee, si razionalizzavano i naturali conflitti all’interno di una società consentendo il possibile ricambio dei governanti senza dover ricorrere a violenze di alcun genere. Se così è, come mai le democrazie occidentali, maestre nell’insegnare quel sistema al mondo, hanno plaudito e, probabilmente, anche aiutato manifestazioni violente contro un Governo regolarmente eletto e voluto dalla maggioranza della popolazione ucraina?
Domanda n. 2: Se a Londra, Berlino, Washington, Parigi, etc. qualche migliaio di manifestanti avesse occupato le vie principali, erette barricate, impedito la libera circolazione, distrutto beni pubblici, lanciato molotov contro le forze dell’ordine, sequestrati e uccisi agenti di polizia, preteso con la forza le dimissioni del Primo Ministro e del Presidente democraticamente eletti, ecco, se tutto questo fosse successo nella patria delle moderne democrazie, come si sarebbero comportate le locali polizie? Sarebbero rimaste a guardare gli eventi dalle finestre dello loro caserme? E il governo avrebbe ascoltato quella folla, pur sapendola minoritaria, dimettendosi immediatamente?
Domanda n. 3: Se è vero, com’è vero, che USAID, ente governativo americano, ha svolto un sondaggio in Ucraina dal quale si evince che solo il 40% della popolazione desidera una qualche forma di collaborazione con l’Unione Europea a spese dell’alternativa collaborazione con la Russia, perché alcuni ministri europei insistono nell’affermare che l’unico, vero, sano destino del popolo ucraino è di diventare parte dell’Europa? Forse a Varsavia, Riga, Bruxelles si conosce meglio degli stessi interessati quale sia il bene dell’Ucraina? E’ possibile estendere, indefinitamente nel tempo e nello spazio, questo saggio “tutoraggio”? Possiamo, in altre parole, chiedere gentilmente che ugual metodo si applichi anche ad altri Paesi?
Domanda n. 4: Secondo il concetto della “divisione dei poteri” suggerito fin dal lontano 1700 da un tale Montesqieu, il potere legislativo non dovrebbe intervenire su decisioni assunte nel rispetto delle leggi da magistrati attraverso un regolare processo. Per quale interpretazione le nostre “democrazie” plaudono alla decisione di un Parlamento sotto ricatto della violenza di liberare una persona, colpevole fino a prova contraria, e di nominare Presidente ad interim il suo braccio destro?
Domanda n. 5: E’ normale e democratico che un Parlamento abbia il potere, sempre sotto la violenza della piazza, di destituire un Presidente eletto dai cittadini con voto diretto?
Domanda n. 6: E’ normale regola, nelle relazioni diplomatiche internazionali, che l’annuncio di modifiche costituzionali di un Paese e la decisione di elezioni anticipate non sia annunciata dalle locali autorità, ma dal ministro degli esteri di altro Stato? Poiché, nel caso in questione si trattava del ministro polacco, intende la Polonia giocare, a Kiev, anche nel futuro un ruolo vicario di governo, qualunque esso sia?
Domanda n. 7: Poiché il parlamento ucraino, sempre “incoraggiato” da volonterosi nerboruti, sembra aver deciso che si terranno nuove elezioni presidenziali il 25 Maggio, saranno forse dei “democratici” europei e americani a garantire il pacifico e sereno svolgersi di quelle elezioni? Considerata la situazione e il metodo con cui si è arrivati a questa decisione, quale spazio di manovra sarà garantito a possibili candidati che potrebbero candidarsi per partiti che non abbiano apprezzato quanto successo in piazza Maidan? E se, soprattutto, questi candidati dovessero, malauguratamente, vincere di nuovo le elezioni, potremo invocare la frode elettorale e, magari, erigere nuove barricate sulle piazze?
Domanda n. 8: Saremo autorizzati, noi “democratici occidentali”, a mandare anche altrove qualche finanziamento e qualche ex-ministro in trasferta qualora i governi locali di quel Paese non dovessero dimostraci la simpatia e l’acquiescenza che, giustamente, pretendiamo?
Avrei anche qualche altra domanda da aggiungere ma, per ora, mi fermo qui. Spero proprio che qualche nuovo Solone, più “moderno” del mio vecchio professore, mi aiuti e faccia capire, a me e ad altri, come si debba veramente declinare la parola “democrazia” e magari anche quella di “sovranità nazionale”.
Fonte :
Mario Sommossa,
La voce della Russia